Il caso di Desirée Piovanelli: 22 anni di richieste di giustizia.
Era il 28 settembre 2002 quando Desirée Piovanelli, una giovane studentessa di liceo, venne tragicamente uccisa. Attratta con l’inganno in una cascina abbandonata da un gruppo di coetanei, la ragazza fu indotta a credere che la portassero a vedere dei gattini appena nati. A distanza di 22 anni, il padre Maurizio continua a chiedere con insistenza che il caso venga riaperto, convinto che la verità sulla morte di sua figlia non coincida con quella accertata dalla giustizia. Nel 2025, Giovanni Erra e i suoi complici, all’epoca minorenni, torneranno in libertà.
Caso Desirée Piovanelli: archiviazione dell’inchiesta bis
Le speranze della famiglia Piovanelli si erano concentrate su una cosiddetta inchiesta “bis” riguardante i presunti mandanti dell’omicidio di Desirée, ma questa è stata archiviata nell’agosto 2021. Il giudice ha però disposto il sequestro conservativo del profilo di DNA maschile sconosciuto trovato sul giubbotto di Desirée, offrendo una piccola speranza per future indagini. Nonostante la famiglia continui a sostenere l’esistenza di mandanti ancora impuniti, la loro opposizione all’archiviazione non ha portato a sviluppi significativi, poiché il giudice non ha trovato elementi concreti per giustificare ulteriori indagini. Anche se nel 2019 alcuni minori hanno fornito testimonianze e confessioni, non è emerso alcun coinvolgimento di un “quinto uomo” o di un giro di pedofilia, e Giovanni Erra ha ripetutamente negato il suo coinvolgimento nella morte della ragazza.
Cosa è accaduto: la tragica storia
Il 28 settembre 2002, Desirée Piovanelli fu uccisa nei pressi di casa sua a Leno, un paesino vicino a Brescia. Tre coetanei e un adulto furono coinvolti nel delitto, con pene che variavano dai 10 ai 30 anni. Secondo quanto emerso dalle indagini, la ragazza fu attirata nella cascina con la scusa di vedere dei gattini. La sentenza ha stabilito che Desirée tentò di ribellarsi a un tentativo di violenza sessuale, ma subì una coltellata al torace. Un’impronta insanguinata della mano di Desirée su un muro ha testimoniato la sua lotta per la sopravvivenza. La giovane si divincolò e tentò di fuggire, ma fu raggiunta e uccisa. Il suo corpo fu ritrovato il 2 ottobre dopo giorni di ricerche. La cascina fu demolita nel 2009 per fare spazio a nuovi appartamenti.
La difesa di Giovanni Erra
Nel febbraio 2019, Giovanni Erra, allora 36enne, ha ribadito la sua innocenza, sostenendo di trovarsi a casa il giorno dell’omicidio di Desirée e di non avere alcun ruolo nella vicenda. I suoi avvocati, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, stavano preparando una richiesta di revisione della sentenza, basata su presunti elementi che confermerebbero l’alibi di Erra. Quest’ultimo ha anche menzionato un testimone, Roberto, che potrebbe conoscere il vero assassino, ma non è stato possibile rintracciarlo. Sebbene Erra avesse inizialmente confessato di essere presente nella cascina, successivamente ha ritrattato, affermando di non essere lì quel giorno. Attualmente, non è più in carcere a Bollate, ma è stato affidato ai servizi sociali e vive in una comunità. Grazie ai benefici di legge per buona condotta, dovrebbe tornare in libertà entro la fine del prossimo anno, con oltre sette anni di anticipo.